Riaprire Corso Umberto ? Bagherianews, con Angelo Gargano la pensa così

Interveniamo sulla ormai annosa questione della pedonalizzazione di corso Umberto, e non solo perché tirati in ballo come operatori dell’informazione dall’appello dei 70 commercianti, ma perché come cittadini pensiamo sia giusto confrontare la nostra opinione con quella dei commercianti e dei cittadini che, in quanto tali, sono interessati alla questione.Premettiamo che abbiamo intenzione di affrontare l’argomento senza pregiudizi “ideologici”, ma con grande “laicità”, ragionando cioè con attenzione sulle motivazioni portate dai firmatari del documento peraltro ripreso dal PDL, che ha chiesto l’approvazione in consiglio di una mozione che impegni l’amministrazione ad una riapertura, sia pure parziale, al traffico automobilistico attraverso corso Umberto.

Allorchè iniziarono i lavori di rifacimento del corso fummo tra quelli che in prima istanza pensarono che una soluzione graduale fosse quella più adatta per fare accettare ai bagheresi una novità, che nel suo piccolo è stata una rivoluzione. Diciamo però subito, che al punto in cui stanno le cose, sarebbe una decisione grave e sbagliata quella di tornare all’uso veicolare del corso, sia pure a tempo, e cerchiamo di spiegare perché.

La motivazione più forte portata dai commercianti risiede nel fatto che nel corso Umberto, a causa anche della mancata circolazione di auto, le attività commerciali stiano morendo.

Non è esattamente così.

Diamo qualche numero: se si pensa che su quindici attività che erano state avviate al centro commerciale Levante poco meno di un anno fa, ben tre hanno già chiuso i battenti, quindi il 20%; la decina di attività che hanno chiuso sul centinaio che esistono sul corso e a ridosso, sono la “mortalità” fisiologica d’impresa che caratterizza questo periodo di crisi, che a nostra memoria, è la più grave degli ultimi sessanta anni.

Da tutte le crisi economiche siamo stati abituati dall’esperienza che si è usciti alla fin fine in “avanti”, con più reddito spendibile e con condizioni di vita migliori, e con il rilancio dei consumi.

Ci eravamo illusi che questo meccanismo della crescita sarebbe stato inarrestabile: così non è.

Pochi hanno capito che alla fine di questo ciclo economico, dall’esito ancora incerto, dovremo rassegnarci a stare “peggio”.

Meno consumi, meno benessere, meno welfare, meno assistenza: in poche parole saremo più poveri, ed è questa una prospettiva concreta che ci rifiutiamo mentalmente di accettare.

Detto questo possiamo dire di conoscere il corso da quando, nei primi anni ’50, andavamo a piedi, a scuola dalle suore a Palazzo Butera: di quel periodo, farmacie comprese che sono pure attività lucrose che si tramandano per generazioni, si contano sulle dita delle mani le attività commerciali che hanno resistito per oltre mezzo secolo.

Aiello abbigliamenti, Tornatore carnezzeria, Scaduto oreficeria, Salerno tabacchi, Bar Carmelo, Chiosco Don Gino, Emporio Morana, Agip Sciortino, qualche altro, e poi basta. E ci spiace, a questo proposito, dover segnalare proprio qualche settimana fa la chiusura dello storico negozio di materiale elettrico Perez

In sessanta anni hanno chiuso o hanno cambiato di mano attività commerciali storiche e consolidate, che sembravano indissolubilmente legate alla storia della città; e dire che le auto hanno sempre allegramente intasato e inquinato il corso Umberto.

Non è vero che tutte le attività di corso Umberto vadano male dopo la chiusura al traffico veicolare del corso: tutt’altro.

Ci sono parecchie attività che dopo l’inevitabile rallentamento seguito ai lavori e all’avvio del nuovo sistema, si stanno riprendendo bene, qualcuna anche benissimo.

I commercianti chiedono che a certe condizioni e in certe giornate tornino a transitare le auto: ma come potrà essere consentita la sosta, visto il restringimento della carreggiata ? cosa sperano di ottenere dalle esalazioni  maleodorante e venefico di auto che scaricheranno soltanto gas non potendo di fatto sostare? guarderanno forse le vetrine chiusi dentro le loro scatolette di latta e saranno invogliati a comprare?

Ma lo pensano veramente i commercianti firmatari del documento?

A meno che la loro segreta speranza non sia che si torni al “minutino” di sosta selvaggia di baraonda in doppia fila, che prefigura il ritorno al caos più totale, con il rischio molto concreto di perdere però quelle presenze che un corso pedonale e godibile attrae.
Siamo convinti che i commercianti si pentirebbero il giorno dopo, se la loro richiesta dovesse venire accolta, perchè tantissima gente non metterebbe più il naso in corso Umberto.
Il problema si risolve in un altro modo: facendo quella che si può definire una vera e propria rivoluzione culturale: incentivando cioè la gente a lasciare l’auto a casa, e questo si ottiene non solo innovando la mentalità e le abitudini, ma con provvedimenti concreti, economici e già oggi praticabili.

Sorvoliamo rapidamente sui posteggi: da noi la gente è abituata a posteggiare in mezzo alla strada e per traverso con il posteggio disponibile a cinquanta metri, anche perché l’unica prospettiva di recuperare qualche decina di posti auto è legata all’abbattimento del corpo basso di piazza Indipendenza di cui si favoleggia sin dai tempi di Leonardo Passarello assessore ai Lavori Pubblici; poi c’è molto, ma molto in prospettiva qualcosa in via Libertà e nient’altro.

Il traffico a ridosso del corso: per quanto ci è dato di sapere e di verificare si è sufficientemente normalizzato con le modifiche al sistema viario introdotte un paio d’anni fa, d il problema è comune alle strade strette di tutti i quartieri da Puntaguglia al quartiere Mole, ai quartieri dietro la Madrice o il Sepolcro.

Noi continuiamo a pensare che la soluzione radicale sia però quella di due linee di circolari interne, realizzate con minibus, meglio se ecologici, che risponde alle due esigenze primarie, e cioè quella di veicolare flussi di consumatori verso il corso e di fare risparmiare qualche milione di euro di carburante a quei cittadini virtuosi che utilizzerebbero il mezzo pubblico, con l’evidente e inevitabile ricaduta positiva per l’economia.

Due circolari interne: una circolare corta che attraversi corso Umberto, Via Diego D’amico, via De Gasperi sino alla confluenza con via de Spuches, quindi Via Papa Giovanni , via Mattarella, corso Butera e piazza Madrice.

Ed una circolare lunga che, al tragitto precedente, arrivata sino a via Mattarella prosegua percorrendo poi via Consolare via Federico II, via Bagnera, via Città di Palermo e poi o da via Carà (o da via Libertà o da Via Ignazio Lanza o da Porta Angiò) sino a piazza Madrice.

Dal centro storico e commerciale della città avrebbero tutti, e ad un massimo di percorrenza di cento metri a piedi, la possibilità di utilizzare un servizio pubblico interno, rapido ed economico

Incrociando opportunamente le corse e offrendo una frequenza di passaggio tra i quindici e i venti minuti con un biglietto da un euro per corsa e con abbonamenti incentivanti giornalieri, settimanali o mensili, il servizio di circolari interne, anche con l’aiuto di qualche sponsor, si autofinanzierebbe e risolverebbe il problema vero.

Ma chi pensa a queste cose? Assolutamente nessuno.

Tutti quei buoni propositi della campagna elettorale, sembrano dissolti come nebbia al sole.

Il sindaco Lo Meo è troppo preso dai problemi del Coinres e dalle solite beghe interne di partito, e i suoi assessori vuoi per limiti di tempo, vuoi per limiti culturali pare abbiano cose più importanti a cui pensare, e neanche ci provano solo ad ipotizzare un nuovo governo e un nuovo futuro della città.

Per chiudere: daremo voce, come abbiamo sempre fatto, a tutte le opinioni, ma noi la pensiamo così.

Fonte: Bagherianews

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