Il bronzo ed il vetro. Da Petronio una lezione valida ancora oggi
Oggi voglio raccontarvi una brevissima novella, contenuta nel Satyricon di Petronio, autore latino vissuto nel I Secolo Dopo Cristo. Durante un banchetto il padrone di casa Trimalchione, uomo parecchio rozzo ma che ha ereditato una fortuna dal proprio protettore, decide di mettere a confronto il bronzo con il vetro. Il primo è un lusso, vanto per chi lo possiede, sebbene alla lunga puzzi; il secondo è utile ed economico, tuttavia fragile, pronto a frantumarsi alla prima caduta. Proprio dalla fragilità del vetro parte la sua storia:
Trimalchione allora racconta che vi fu un artigiano che fece una coppa di vetro infrangibile, egli fu ammesso, dunque, col suo dono al cospetto dell’Imperatore. Davanti ad esso prese la coppa e la scaraventò sul pavimento. Il Cesare si spaventò come più non si potrebbe, temendo che il vetro andasse in frantumi, ma quello sollevò da terra la coppa, essa si era ammaccata neanche fosse un vaso di bronzo, l’artigiano tirò fuori dal taschino un martelletto e con calma diede una bella aggiustata alla coppa. Ciò fatto, si credeva di tenere Giove per le palle, specialmente dopo che l’Imperatore gli disse: “C’è qualcun altro che ha questa maestria nel lavorare il vetro?”. Adesso fate attenzione. Non appena gli astanti dissero di no, l’Imperatore decretò che all’artigiano fosse tagliata la testa; intuì infatti immediatamente che se si fosse sparsa la voce di questa invenzione, il bronzo avrebbe avuto lo stesso valore del fango.
Divertente, non è vero? Eppure dietro a questa narrazione semplice, persino scurrile, è nascosta una sconvolgente analisi dei meccanismi economici che regolano da sempre la società. Quello che si consuma tra l’artigiano e l’imperatore è l’eterna lotta tra innovazione e conservazione, tra chi crede che il progresso debba servire al bene collettivo, e chi invece fa di tutto per stroncarlo. L’artigiano è un inventore, un individuo che ha messo tutto sé stesso nel tentativo di poter cambiare le cose in meglio. Dalle sue mani sarebbe potuta nascere una rivoluzione. In un mondo, come quello romano, dove la proprietà di beni durevoli distingueva il ricco dal povero, la possibilità di produrre a bassi costi e dare a tutti maggior potere d’acquisto, avrebbe ridotto notevolmente le differenze sociali. Il vetraio è convinto che nessuno possa tarpare le ali ad un ottimo progetto, ma non ha fatto i conti con la volontà dei potenti. L’Imperatore comprende subito che se un popolo accede alle risorse, la figura di garante del bene comune, che il regnante incarna, può venir meno. Una semplice coppa può far vacillare un impero. Dunque la soluzione è soltanto una: togliere di mezzo coloro che sanno e far finta di niente, continuare e perseverare con l’esistente, al fine di mantenere lo status quo sociale. La testa di un artigiano val bene un impero.
Ora riflettiamoci un po’ su. Cosa è mutato in due millenni di storia? Sostanzialmente nulla. Chi ha in mano le chiavi del potere sa benissimo quali porte aprire, e quali invece tener saldamente serrate. L’energia alternativa, le auto non alimentate da combustibili fossili, gli impianti di compostaggio o anche un economia sociale e solidale non basata sull’arricchimento e la speculazione finanziaria selvaggia tanto per dirne qualcuna, esistono. Eppure c’è chi ci dice che siano inutili e che non possiamo fare a meno di ciò che propongono loro. La testa rimane sul collo semplicemente perché si sono trovati altri di sistemi meno cruenti per tarpare le ali agli innovatori. Così il boia se ne sta comodamente seduto, liscia la scure, poi la mette da parte. Il genocidio delle menti non ha bisogno del sangue. Basta uno spot ben progettato, un tg che parla del nulla e giornali buoni per accendere dei falò a convincere la maggior parte dell’opinione pubblica che è giusto così. Ma basta allargare il proprio orizzonte per accorgersi che non è vero.
Tornando al nostro artigiano “decollato”, gli si può muovere una sola accusa: aver tenuto per sé soltanto quel meraviglioso vetro infrangibile.
Avesse intuito che il sapere condiviso è molto più difficile da debellare, che i potenti a lungo andare non riescono a “spegnere” tutti i cervelli pensanti, avrebbe perso la testa, ma mai il frutto che questa aveva splendidamente partorito.