La scuola in 3D. Disuguaglianza, Diseducazione, Disoccupazione

by Salvo Maggiore | dicembre 8, 2012 2:35 pm

Riceviamo e con piacere pubblichiamo da alunni del Liceo Scientifico G.D’alessandro

 

 

• A che serve la scuola? A formare l’individuo dandogli solo…….. competenze tecniche?

• A chi serve la scuola? Serve ad offrire manodopera sempre più de-qualificata e a basso costo ad aziende ed imprese, che, altrimenti, vanno ad investire all’estero?
• Oppure è un’istituzione utile all’intera collettività, rispecchiando e rispettando il diritto all’istruzione sancito dalla nostra Carta Costituzionale?


Siamo sicuri che l’unico comma dell’Art. 7 del ddl n.953 (ex Aprea) che così recita,

“Le istituzioni scolastiche, nell’ambito dell’autonomia organizzativa e didattica riconosciuta dalla legge, valorizzano la partecipazione alle attività della scuola degli studenti e delle famiglie, di cui garantiscono l’esercizio dei diritti di riunione, di associazione e di rappresentanza.”
sia effettivamente concretizzato attraverso l’intero decreto legge? Se sì, in che modo? Eliminando la rappresentanza degli alunni nei Consigli di classe? O eliminando direttamente i Consigli di classe?
Illustrissimo Sig. Presidente della Repubblica,
eccellentissimo Sig. Ministro dell’ Istruzione,
“caro” Governo attuale,
ancor più “caro” Governo futuro,

a Voi è rivolta questa lettera aperta per riflettere tutti insieme sul tema scottante della Scuola.
Vedete, siamo tutti felici che il cosiddetto ddl Aprea si sia arenato al Senato… tuttavia noi restiamo molto pessimisti.
Noi? Avete ragione, ancora non ci siamo presentati.
Siamo studenti di una quinta classe di un Liceo Scientifico come tante altre, a cui piace divertirsi, non fare niente, fare finta di studiare, fare battute durante le lezioni per perdere tempo. Ah, dimenticavamo: tra l’altro, siamo in maggioranza bamboccioni con la barba, assolutamente incapaci. A noi cambiare non piace. E ancora: siamo schizzinosi, choosy per gli amici anglofoni, si sa!
Ma…… riprendiamo il discorso!
Noi siamo pessimisti, si diceva, ma, non solo, anche malpensanti e sospettosi.
E sentite fin dove arriva la nostra malignità: siamo convinti che si sia temporaneamente archiviato il cosiddetto ddl Aprea per poi farlo ri-uscire magicamente dal cilindro, una volta insediatosi il prossimo nuovo Governo. Sappiamo benissimo “che aria tira” in tempo di elezioni.
E mettersi contro i milioni di studenti e docenti scesi in piazza, non è esattamente ciò che serve per racimolare voti preziosi.
Riflettiamo allora, tutti insieme. E’ di pochi giorni fa l’indagine sui sistemi educativi fatta da “The economist Intelligence Unit”, in collaborazione con la casa editrice “Pearson”, che vede la Scuola italiana al 24esimo posto in una classifica di 40 paesi a livello mondiale… Crediamo davvero di poter migliorare la nostra posizione, obbligando i nostri docenti a stare 6 ore in più in classe?
Recenti segnali dimostrano che questa ipotesi è stata abbandonata al presente, e speriamo, per sempre.
Ma allora che cosa serve? Di sicuro, non diminuire per l’ennesima volta il già esiguo flusso di ossigeno che mantiene in vita la martoriata Scuola pubblica. Eppure in Italia assistiamo sempre alla stessa storia: illuminante e stupefacente la battuta “non hanno capito che con la cultura non si mangia”di un Ministro dell’ Economia della nostra Repubblica.
Potreste spiegarci come si può migliorare, tagliando, decurtando e deturpando tutto?
Perfino l’industriale Carlo De Benedetti sta dalla nostra parte: in un dibattito organizzato da MicroMega sui temi di attualità, ha portato avanti la proposta di dirottare sulla scuola i tanti soldi che lo stato italiano spende per le attività militari e missioni all’estero “che non ci possiamo permettere (…) Investiamo in sapere e non in guerra.” Sapere, non guerra.
Tra gli altri, anche Maria Gomierato, responsabile Scuola di Italia Futura, ha espresso, a tal proposito, una chiara scelta politica: “La scuola e la cultura vanno messe al centro delle politiche nazionali, insieme a studenti e insegnanti che sono le risorse vere su cui dobbiamo puntare. Quando ho cominciato a fare il sindaco a Castelfranco Veneto nel 2010 avevo alle spalle 26 anni di insegnamento nella scuola elementare ed ho voluto subito sottolineare che tutto quello che sarebbe stato messo a disposizione della scuola andava segnato come ‘investimento’ e non come ‘spesa’.” Investimento, non spesa.
E a questo proposito, per la formazione di docenti sempre più preparati e aggiornati, valorizza il Tfa (tirocinio formativo attivo) precisando: “È uno strumento valido, può essere una strada ma non deve essere l’unica.”
Quali sono invece le ultime notizie che riceviamo da un’ organizzazione sindacale nazionale del comparto Scuola (GILDA)? “Formazioni docenti: risorse decurtate”.
A causa di mere esigenze economiche, i precari della scuola sarebbero esclusi dalla proroga dei contratti dei precari nella Pubblica Amministrazione: 136.000 esseri umani, prima che docenti, lasciati al loro destino. Eppure, l’abbiamo sentita in tanti la frase : “azzeriamo il precariato!”.
Vorremmo portare alla vostra attenzione queste semplici riflessioni e interrogativi, dalle cui risposte dipende il futuro della Scuola Pubblica, quindi il futuro di noi giovani, i vostri figli.
Riconsiderate le priorità dello Stato italiano.
E se lo fate, che sia una volta e per tutte, che non basti lo spirare di un vento apparentemente nuovo ma… nocivo a rovesciare il valore portante della cultura. Valore portante abbiamo detto, non un termine svuotato col quale si riempie la bocca chi di sviluppo reale di un Paese non ha capito niente o ha capito fin troppo bene in quale reale direzione andare (mercato-profitto-mercato-finanza-profitto).
Quando il paradigma del PIL, come unico indice di riferimento per la crescita di un Paese verrà sfatato; quando si terrà in considerazione il numero di libri e di giornali e di biglietti per il cinema e il teatro e lo stadio acquistati in un anno, con la consapevolezza che un segnale positivo prevede la crescita dei primi a discapito degli ultimi soltanto; in quel momento sapremo di aver realizzato una grandiosa riforma culturale, l’unica di cui abbiamo bisogno per crescere veramente tutti, anzitutto e principalmente dal punto di vista umano. Che, a nostro avviso, è il più importante.
Il 25 Novembre si celebra la giornata contro la violenza sulle donne, appuntamento che ci ricorda ogni anno che attaccare la Bellezza con la “B” maiuscola, è un reato.

Anche la cultura è Bellezza. Ma solo in Italia, chi prova a violentarla e deturparla, si spaccia per difensore della Patria. 

Andrea Giammanco – Valentina Badalamenti

Source URL: http://www.ilgrillodibagheria.it/blog/2012/12/1061/