Il canile non s’ha da fare nè domani, nè mai.. da “Le promesse comunali”

Sopralluogo 1  Il 3 luglio sono scaduti i termini previsti, entro i quali si attendeva una risposta dell’Amministrazione comunale alle domande che il Movimento 5 stelle di Bagheria aveva posto attraverso un’interrogazione ufficiale.

La ragione del silenzio dell’Amministrazione comunale non ci è nota, eppure si trattava di domande facilmente comprensibili circa gli obblighi e le competenze del Comune di Bagheria in materia di tutela degli animali di affezione e di prevenzione al randagismo, in accordo con le Linee Guida della Legge Regionale 15/2000.

Qual è l’Associazione convenzionata e qual è il metodo adottato nella scelta della convenzione, in quali termini è posta ed a quando la sua scadenza? È stata prevista la ristrutturazione del rifugio già esistente e attualmente sotto sequestro amministrativo da ordinanza sindacale, che al momento viene gestito dall’Associazione animalista convenzionata con codesta municipalità?

La Polizia Municipale è stata dotata dei lettori microchips per i cani? Quanti cani sono stati controllati e quante sanzioni sono state applicate? Qual è il loro ammontare? È stato attivato un ambulatorio per la microchippatura e la sterilizzazione dei cani? È stato, pertanto, previsto un locale da assegnare alla ASP ( servizio veterinario ) in maniera gratuita anche usufruendo dei beni confiscati alla mafia?

Sopralluogo 2

In considerazione del fatto  che solo il Comune di Bagheria, secondo l’anagrafe canina informatizzata, presenta 4000 unità circa, dov’è stata prevista la zona di sgambatura e/o attività motoria per i cani di proprietà?

In quale fase è il progetto per la costruzione di un canile rifugio e/o sanitario alla luce del finanziamento ministeriale di 80.000 euro?

Il titolo dell’articolo non vuole essere affatto provocatorio, nè ostativo nei confronti delle azioni esperite da parte di questa amministrazione, circa la problematica del canile comunale; a nostro avviso però, ci è parso evidente, fin da subito, che l’intera questione sia stata affrontata solo in via esclusivamente emergenziale, senza che vi sia stata alla base una seria progettualità, non solo tecnica, ma anche economica e gestionale. Ci è apparso lacunoso e scadente  il risultato prodotto dal lavoro di progettazione della struttura da adibire a canile comunale (vedi progetto rilievoplanimetria piattaformaplanimetria impianto illuminazioneplanimetria impianto idricoplanimetria generaleplanimetria coperturaplanimetria impianto fognariopianta boxpianta box 2,copertura e sezione box ) ; a partire dall’assoluta inadeguatezza del sito ove tale opera dovrebbe essere prevista, per altro difficilmente accessibile e non rispondente così ad uno dei criteri fondamentali di selezione del terreno, previsti dal bando iniziale; per finire, al mancato rispetto di tutta una serie di linee guida e direttive normative ormai ampiamente riconosciute (a tal fine avevamo pubblicato un articolo sull’interessante iniziativa del “Parco canile” dello zooantropologo italiano Roberto Marchesini), che avrebbero come obiettivo quello di concepire il canile, non  più come luogo di segregazione per gli animali abbandonati, bensì come opportunità per realizzare un nuovo centro di aggregazione per la collettività, basato sulla socializzazione e l’incontro con gli animali. Il parco canile svolgerebbe il ruolo di un’efficiente struttura sanitaria per il territorio, oltre a essere un punto di ricovero, soggiorno e cura degli animali; il benessere degli animali è pensato e coniugato con la possibilità di rendere le visite degli utenti piacevoli e rilassanti.

Vista e considerata la disastrosa situazione contabile in cui versano le casse comunali, e appurata l’incapacità amministrativa di approcciarsi ad una problematica come quella della salvaguardia dei diritti degli animali, la realizzazione di una struttura che, per come concepita, risulta essere un investimento “a perdere”, avrebbe come unico risultato quello di appesantire ulteriormente la già gravosa situazione economica del Comune. Il progetto di realizzazione di un parco-canile potrebbe invece usufruire di una partecipazione mista (pubblico, privato e terzo settore), coinvolgendo nella realizzazione sponsor e co-organizzatori che possano trovare nell’intrapreso un ritorno di immagine. Per esempio la cartellonistica, le strutture di percorso, le piante, le panchine possono diventare un veicolo pubblicitario per imprese private e associazioni produttive. Il progetto del parco canile si presta moltissimo a diventare un motore di sinergie: l’importante è considerarlo come uno strumento di comunicazione e non come una struttura marginale. Sperando che in un futuro non troppo lontano queste  indicazioni possano essere seriamente prese in considerazione ed applicate, quello che ci preme sottolineare adesso è l’urgenza del fenomeno degli abbandoni che, in un periodo come quello estivo, registra un considerevole incremento; riteniamo che l’emergenza del randagismo si possa quantomeno arginare, solo attraverso un capillare controllo sul territorio, che si traduce in azioni di microchippatura, sterilizzazione e monitaraggio continuo delle unità registrate, attualmente presenti sul territorio. Vorremmo infatti ricordare al signor sindaco che lui è l’unico responsabile dei cani randagi presenti sul territorio e che per legge è tenuto a tutelarli e curarli.

Riportiamo infine il noto aforisma di Mahatma Gandhi “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”, per ribadire, ancora una volta, come questo argomento debba essere trattato con la dovuta attenzione e serietà, poichè esso costituisce, a tutti gli effetti, uno dei termometri con cui  si misura il grado di civiltà  di una comunità.

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