Terzo settore, Politiche Sociali e crisi economica: cosa accade nel distretto 39 alla vigilia della stesura del nuovo Piano di Zona?

Era il lontano 2000 quando, finalmente veniva approvata la legge di riforma dei Servizi Sociali, infattids39 fino ad allora tale sistema veniva regolato principalmente dalla legge Crispi, risalente niente di meno che al 1890, e da varie leggi e leggine regionali che creavano un quadro piuttosto variegato di situazioni in tutta Italia.

Accolta con grande entusiasmo in ogni angolo del paese, la legge 328 aveva il fascino della rivoluzione. In essa infatti sono contenuti principi come quello di sussidiarietà e di governance dal basso, venivano finalmente stabilite le competenze dei vari enti locali, si lanciavano idee e si introducevano i voucher e con esso il concetto di diritto alla prestazione e il diritto dell’utente di scegliere, si stabilivano principi di trasparenza e comunicazione, si parlava di carta dei servizi e di bilancio sociale.

Si introducevano strumenti di lavoro come il Piano di Zona, che portava con se i concetti di programmazione, progettazione e governance del sistema, cercando di lasciarsi alle spalle quel lavoro sull’urgenza e quell’assistenzialismo che da sempre ha caratterizzato i servizi sociali del nostro paese.

 

Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e possiamo certamente affermare che il quadro siciliano è piuttosto desolante. Queste idee rivoluzionarie spesso e volentieri si sono infatti scontrate con la mala politica, gli interessi personali di associazioni, cooperative e progettisti, con la mancanza di personale tecnico, o semplicemente con la paura di cambiare procedure e modalità operative.

 

Tralasciando il piccolo dettaglio che vede la Regione Siciliana operare con lo strumento dei Piano di Zona pur non avendo mai ufficialmente recepito la legge e tralasciando la triste storia che vede molti comuni siciliani, tra cui il Nostro, quasi perdere il finanziamento dei suddetti piani per semplice inerzia, vogliamo oggi parlare di quello che accade nel nostro distretto. Sono passati tredici anni, tre indici ragionati per la stesura del Piano di Zona ed una grande crisi sta prendendo il sopravvento andando a colpire un sistema già fallimentare poichè ha visto una governance che in qualsiasi modo può essere descritta, ma che non è la governance auspicata dalla 328/00, nè tanto meno dai vari indici che si sono susseguiti.

 

Succede che, negli anni, e come spesso accade nel nostro amatissimo comune, gli impiegati abbiano valutato di non poter svolgere questo nuovo compito senza che gli venisse riconosciuto un “extra” e succede che 180.000,00 euro, poi diventati 144.000,00 in seguito a pressioni da parte del terzo settore, vengano messi in conto per un’azione di “sistema” che assegna ad alcuni dipendenti dei comuni del distretto 39 (Bagheria capofila, Ficarazzi, Casteldaccia, Altavilla e Santa Flavia) oltre all’extra in questione, anche dei compiti: compiti assegnati dai vari indici al già gruppo piano…

E così con la connivenza della Regione Siciliana, che ha il compito di approvare i Piani, e di tutta la politica del distretto, succede che 144.000,00 euro vengano strappati ad un possibile servizio…Affido? Mediazione? Spazio Neutro? Soluzioni per i disabili? Ma no!Meglio fare un regalo ai dipendenti comunali che in fondo lavorano tanto…

 

E sarebbe poca cosa se in effetti questo lavoro venisse svolto con un pò di buon senso e professionalità. Perchè oggi, dopo 13 anni dall’emanazione della legge rivoluzionaria, che prevedeva un sistema di governance dal basso con un ruolo preminente assegnato al terzo settore, che prevedeva trasparenza e partecipazione, che assegna un ruolo centrale ai professionisti ed a chi concretamente si occupa dei bisogni, la situazione non è affatto mutata.

Infatti, appendice di una governance dal basso, dovrebbe essere prima di tutto una rappresentanza concreta delle diverse realtà presenti sul territorio ed in secondo luogo un coordinamento che metta in rete tutte le associazioni del distretto e dia voce alle loro idee, iniziative, ed alle loro soluzioni, e tutti sappiamo quanto c’è bisogno di soluzioni oggi.

Lo dice il buon senso, lo dice lo stesso concetto di Governance dal basso, ma lo dicono principalmente e già dal lontano 2003 le Linee guida della Regione.

Ma non c’è nessun coordinamento, il rappresentante dell’associazionismo è là da dieci anni e nessuno si è chiesto se per caso nel frattempo qualcosa fosse cambiato, spariscono azioni nel nulla con rimodulazioni che fanno perdere tempo ai servizi, si fanno regolamenti che vengono secretati ai più, e accedere a dei semplici atti è un impresa ardua quasi fossero un segreto di stato…

 

Oggi più che mai c’è bisogno di dialogare, di mettersi in rete e di unire le forze.

Oggi non bisogna parlare di spartizioni, ma di ciò che è bene per i nostri comuni e per la gente che ci vive e che li vive.

Oggi la trasparenza, l’efficacia e l’efficienza devono tradursi in azioni concrete e non rimanere carta straccia.

Oggi è necessario dare una rappresentanza maggiore agli enti del terzo settore che giornalmente si confrontano con i bisogni della gente, espressi ad un’istituzione sorda, ma anche impotente, e, se non è chiedere troppo, magari, non far passare dieci anni prima di sostituirli con altri.

Oggi, che i soldi sono diventati pochi, la nostra preghiera si rivolge alla politica locale, affinchè impedisca il reiterarsi di certi comportamenti.

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