L’Amministrazione Lo Meo rinuncia a 3 milioni per trasporto pubblico ed energie rinnovabili a Bagheria

L’amministrazione comunale di Bagheria guidata da Lo Meo ha rinunciato a circa 3 milioni di euro per lo sviluppo del territorio relativi ai progetti “I-NEXT“, e “Bus ecologici: sperimentazione”.

I progetti, in linea con il piano d’azione dell’Unione Europea sulla mobilità urbana e sulle energie rinnovabili, affrontano le tematiche dell’innovazione della gestione dei trasporti  ecologicamente sostenibili, l’ottimizzazione della produzione e il risparmio energetico degli edifici.

Gli attivisti del Movimento Cinque Stelle di Bagheria, attraverso il gruppo parlamentare all’ARS, hanno contattato i responsabili dei progetti “Bus ecologici” e “I-NEXT” per chiarimenti circa il loro esito nel territorio di Bagheria.

Il M5S Bagheria invita l’amministrazione ad aderire alla strategia “Rifiuti zero”

Comunicato Stampa

 

 

rifiuti-zeroIl Comune di Santa Flavia ha da poco divulgato la notizia di voler aderire al programma “Rifiuti zero”, che permetterà una gestione dei rifiuti incentrata  sull’eliminazione degli sprechi, la riduzione dei rifiuti, riuso e riciclaggio, smaltimento e recupero di energia in modo da tendere a zero nell’anno 2020. L’adesione a questo progetto permetterà la difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini, prevenendo, così, le malattie ascrivibili ai rischi indotti da inadeguate modalità di gestione dei rifiuti. Con la “Strategia Rifiuti zero”, inoltre, i cittadini avranno ruolo attivo in materia di ambiente e di ciclo di trattamento dei rifiuti, partecipando ed essendo informati adeguatamente.

Il Movimento Cinque Stelle di Bagheria, pur consapevole che alle dichiarazioni d’intenti debbano seguire i fatti, invita l’amministrazione comunale, in primis il sindaco Vincenzo Lo Meo, a prendere in considerazione la possibilità di realizzare questo progetto, in modo da rendere la città di Bagheria un Comune virtuoso, modello di vivibilità ed ecosostenibilità, sia per i cittadini, sia per coadiuvare un possibile programma di comunicazione turistica, che la città di Bagheria dovrebbe avere di diritto per il suo incommensurabile patrimonio artistico-culturale.

 

 

MOZIONE M5S: ecco come inserire Villa Santa Teresa tra le strutture Sanitarie pubbliche

incontro_borsellinoLa struttura bagherese recentemente disposta a confisca dalle autorità giudiziarie nota per l’eccellenza delle prestazioni sanitarie erogate. Il deputato Siragusa (M5S): “Scongiurare infiltrazioni mafiose, garantire la massima trasparenza amministrativa-gestionale e assicurare i livelli occupazionali”.

“Inserire Villa Santa Teresa di Bagheria tra le strutture sanitarie pubbliche del Servizio Sanitario Regionale”. Il Movimento 5 Stelle, attraverso la mozione presentata, disegna il percorso per ottenere la pubblicizzazione della Clinica“Si tratta di un’azienda privata nota per l’eccellenza delle prestazioni sanitarie erogate” - afferma il portavoce M5S all’Ars Salvo Siragusa, primo firmatario della mozione che impegna il Governo regionale e l’assessorato alla Salute a disporre che la clinica Santa Teresa venga affittata ad Azienda ospedaliera pubblica provinciale. 

DOMENICA 22 DICEMBRE “MUSICA IN MOVIMENTO” IN CORSO UMBERTO I

Evento a cura del M5S Bagheria con Fabio Raccuglia e i Blueboh Vongola’s

 

musica in movimento 2013Domenica 22 dicembre alle 18.30, in corso Umberto I a Bagheria, si potrà assistere all’evento musicale “Musica in Movimento”, a cura del Movimento Cinque Stelle di Bagheria.

Protagonisti della performance il cantautore Fabio Raccuglia e il gruppo Blueboh Vongola’s, che intratterranno i passanti con il loro repertorio musicale.

In occasione della manifestazione verranno distribuiti dolcetti ai bambini e materiale informativo sulle attività del Movimento e sulle proposte che il gruppo sta facendo a livello locale e nazionale.

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE DI BAGHERIA A DIFESA DEL TERRITORIO

Altre osservazioni presentate al PRG del Comune di Bagheria

 

m5sAltre cinque osservazioni al Piano Regolatore Generale di Bagheria, presentate dal Movimento 5 Stelle bagherese, volte alla salvaguardia e alla tutela del territorio e che mirano allo sviluppo dello stesso.
Le prime due osservazioni riguardano il verde pubblico della cittadina del palermitano.
“L’area Monte Catalfano è un parco pubblico non fruibile a tutti; – dichiarano dal Movimento 5 Stelle di Bagheria – si tratta, infatti, di un’area naturale protetta extraurbana non facilmente raggiungibile. Considerarlo, dunque, come il solo parco ai fini dell’ottenimento degli standard urbanistici di verde pubblico significa ingannare i cittadini bagheresi”.
La seconda è una proposta, che indica l’area adiacente a Contrada Monaco come idonea alla realizzazione di un parco pubblico fruibile, con importanti valenze storiche e importanti funzioni eco-sistemiche.
La terza osservazione targata M5S riguarda l’area situata nella strada litoranea Aspra-Ficarazzi, attualmente destinata ad attività turistica ricettiva alberghiera. “Siamo convinti – continuano – che questa zona non si presti alla destinazione assegnatagli, in quanto area strategicamente importante per lo sviluppo di un sistema agricolo ad alto reddito”.
I 5 Stelle arricchiscono la proposta indicando un’altra zona per la funzione turistica, quella situata in Case Verdone (Aspra) e destinata attualmente ad espansione urbana con tipologia edilizia.
Al quarto punto, i Grillini bagheresi individuano aree e opere da realizzare per una migliore fruizione del mare. Viene indicata la Litoranea Aspra-Mongerbino, attualmente destinata ad uso agricolo, e che invece gode di un elevato pregio ambientale e paesaggistico, e pertanto da inquadrare a destinazione diversa. Tra le proposte, invece, vengono suggeriti ulteriori passaggi pubblici a mare, parcheggi, piste ciclabili e aree panoramiche per la sosta, nonché piazzole per il bike-sharing e servizi di natura culturale.
Infine, l’ultima osservazione riguarda l’arredo urbano e il parco pubblico in via Mattarella. “Prendendo in esame il PRG – concludono gli attivisti del Movimento a Bagheria – si evince che le aree identificate nella rotatoria di via Mattarella, ad esempio, non rientrano tecnicamente nella tipologia di verde urbano attrezzato a parco, ma sarebbero da qualificare quale verde di arredo urbano, e quindi rientrerebbero nelle aree e fasce verdi a completamento della viabilità, così come quelle sparse lungo la via stessa”. Si tratta, dunque, di un cambio di destinazione urbanistica delle aree a verde pubblico, inidonee a ricoprire questa qualificazione ad aree e fasce verdi a completamento della viabilità.

Lo stato Italiano e la violenza di genere



Romina Aiello a 5 stelleDi recente non si fa altro che parlare di violenza di genere e l’istituzione della giornata contro la violenza sulle donne ha portato nel web, nelle sale e nei palazzi fior di riflessioni sui modi e sulle poss
ibilità che esistono per contrastare un fenomeno che, ahinoi, non è una novità del nostro tempo ma piuttosto un retaggio culturale.
Il frutto di un sistema che ancora oggi, nei nostri civilizzatissimi paesi, educa bambini e bambine ad una differenza sostanziale basata sul genere e non sull’individualità e legittima comportamenti che sono chiaramente spie di una cultura che di abbandonare certi retaggi non ne vuole proprio sapere.

Ma come contrasta la violenza lo Stato Italiano?
Con cinque inutili articoli di legge passati con “urgenza” insieme ad altri temi scottanti quali la tav e le Province, questa è la risposta Italiana alla violenza di genere.
Non con la cultura, non con i servizi, non con la scuola e con l’educazione.

Viviamo in uno stato di stampo prevalentemente patriarcale che si ritrova ad essere agli ultimi posti su ogni statistica di livello europeo per ciò che riguarda i servizi alla famiglia.
In Italia i servizi alla famiglia li svolgono le donne: le donne sono i nostri servizi sociali in caso di figli, disabilità e anzianità.

In Italia una donna non è libera e non è libera perchè deve pensare a svolgere tutti i servizi che le sono assegnati dallo Stato e dalla società e se vuole un minimo di autostima e di riconoscimento deve anche lavorare (o studiare), subendo, a torto o a ragione il senso di colpa per le persone che mentre lavora sta abbandonando -siano essi mariti, genitori anziani o figli.

Una donna che lavora in Italia ha “le palle”, cioè è simile all’uomo, ma siccome è donna per definizione deve essere anche più virtuosa, più dolce, più tenera, più comprensiva, più attenta, più buona e soprattutto più fragile.
E siccome la donna è fragile è vittima di violenza, anche da parte dello Stato che continua a tenerla in questa condizione di inferiorità, in un limbo in cui in un momento è l’eroina dei tempi moderni che si destreggia tra palestra, figli, marito, lavoro e genitori e nel momento in cui sbaglia è la madre distratta, la moglie trascurata, la figlia ingrata, quella che non sa guidare o la solita femminuccia che pensa sempre ad altro sul lavoro.

Alla base delle violenza fisiche c’è un sistema che vorrebbe risolvere un problema prodotto al suo interno senza modificare se stesso. Infatti le violenze che si perpetuano oggi ai danni delle donne non sono solo fisiche, vi è una mancanza sostanziale di diritti anche nello Stato che ha appena ratificato la convenzione di Instanbul e che oggi pensa di tutelare le donne aumentando le pene.
Lo stesso Stato multato dall’Unione Europea per le carceri che scoppiano e che sta pensando all’amnistia per risolvere quest’altro problema, ovvero rimettendo in libertà gli stessi che condanna.

Ebbene questo è lo Stato che fa la legge per mandare gli uomini in “paternità” ma non ha ospedali che possano accoglierli quando la moglie partorisce, la quale è comunque costretta a ricorrere all’aiuto di mamme, sorelle e amiche perchè gli uomini non possono rimanere ad assistere le mogli per poter tutelare la privacy delle altre due o tre donne che dividono la stanza con lei.

E’ lo stesso Stato che negli anni settanta ha istituito i consultori ed ha approvato l’aborto salvo poi inventarsi l’obiezione di coscienza, quasi stessimo parlando di un omicidio premeditato.
Istituto praticato oltre i limiti di ogni legge vigente pure se devono prescriverti un anticoncezionale o la pillola del giorno dopo, quando la “vita” ancora neanche c’è, costringendo spesso le donne a girare come delle trottole per poter affermare il proprio diritto all’autodeterminazione vedendosi giudicate di guardia medica in guardia medica, da consultorio a consultorio da uomini e donne che neanche sanno perchè si trova là a chiedere quello che sta chiedendo.

E’ lo stesso stato che invita le donne a rimanere a casa ad accudire i propri genitori anziani consolandole con un misero assegno di cura (altrimenti detto accompagnamento), istituto inventato per mettere a tacere un pò di chiacchericcio, dare il contentino alle femministe di turno e non sopperire al proprio dovere di prendersi cura della propria fascia di popolazione più debole.

E’ lo stesso stato che sulla carta garantisce livelli essenziali di assistenza ma li subordina alla necessità ed alle spese degli enti i quali possono scegliere se finanziare un asilo nido, un servizio di assistenza ai disabili, un servizio di assistenza domiciliare o uno sportello antiviolenza, ma se nel frattempo hanno dilapidato ogni loro bene, questi servizi passano in secondo piano, in barba ad ogni diritto di autodeterminazione, al lavoro e all’assistenza.

E’ lo stesso stato che ti manda in maternità e in malattia ma ti riduce lo stipendio.

E’ lo stesso stato che per aumentare la natalità al proprio interno anzicchè favorire la nascita di asili nido per avere donne autonome dalle famiglie e dai mariti dandogli la possibilità di cercare e trovare un lavoro ti dà il bonus bebè.
Un’altra elemosina legalizzata elargita senza alcun criterio, a pioggia, fintanto che c’erano i soldi, purchè si stia a casa.

Volendoci fermare dal proseguire un elenco che potrebbe rivelarsi davvero molto lungo, l’unica riflessione e la domanda che sorge spontanea è : ma davvero lo Stato e la Società Italiana vogliono fermare la violenza di genere?
Perchè allora non cominciamo dalle basi del diritto?
Ciò che bisognerebbe fare sarebbe applicare quel principio introdotto dall’articolo 3 della nostra costituzione secondo cui :
“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

C’è la violenza del retaggio, che dobbiamo combattere con l’educazione in un sistema coerente con quanto afferma, la violenza della follia, che dobbiamo imparare a riconoscere e ad allontare quanto prima, e c’è anche la violenza dello Stato, che diventa di riflesso violenza della società.
Non bisogna solo esortare le donne a denunciare, bisogna poter dare loro un sistema disposto ad accoglierle anche quando sono da sole senza che debbano fare il doppio o il triplo dello sforzo rispetto ad un uomo.
Non ci servono eroi che salvano o eroine che muoiono di botte o di stress, ci servono cittadini liberi, educati e consapevoli.

Romina Aiello