Sta a noi non essere la mafia!

Tamara caroneOgni tanto qualche vecchio amico pugliese come me, o conosciuto in altre zone d’Italia, mi chiede come sia vivere in Sicilia. E’ una domanda difficile che spesso glisso con una battuta, ma alla quale penso da ieri sera.
Pochi lo sanno, ma ieri era il mio quarto anniversario dal trasloco in questa terra: quattro anni di cui 3 vissuti tra Catania e la sua provincia, e uno qui a Bagheria. Quattro anni di cui quasi uno intero passato a fare porta a porta tra la province di Catania, Caltanissetta ed Enna, in ogni minuscolo paesino, tutti i giorni, casa per casa. Posso affermare, ormai, di conoscere questo territorio meglio di chi ci vive da sempre, senza però spostarsi mai.
Quello che ho conosciuto e visto in questi quattro anni mi porta alla mente una frase detta ieri, durante la riunione del Movimento Cinque Stelle Bagheria, da un sindacalista che lavora in Comune, in uno dei comuni più mafiosi e corrotti d’Italia: “ogni persona siciliana in fondo è mafiosa, sono mafioso pure io”.
Questa frase la vado ripetendo dentro me stessa da 4 anni, raramente a voce alta, e già questo fa capire quanto “mafiosa” stia diventando, piano piano, anche io.

Essere mafiosi significa, infatti, avere paura di dire le cose a voce alta.
Essere mafiosi vuol dire rodersi dentro per non urtare la sensibilità di chi ci pesta i piedi, indisturbato.
Essere mafiosi significa ripetere, a chi alza la testa, “ma c’ha ffari?, lascia stare, futtitinni”.
Essere mafiosi significa pensare che non si possa fare politica e cambiare le cose senza avere tanti soldi, passando dunque per il corrotto potente di turno.
Essere mafiosi significa credere ingenuamente che si possa avere una Sicilia nuova usando metodi vecchi, gente vecchia, poteri vecchi.
Essere mafiosi significa non vedere più la sporcizia, il degrado, l’ignoranza, girando la testa dall’altra parte.
Essere mafiosi significa trattare con rispetto persone incompetenti, che stanno in uffici dove non meritano di stare, perché se no “pare male” e perché “in fondo è un bravo picciotto”.
Essere mafiosi significa dare un colpo al cerchio e uno alla botte in una gimkana di ipocrite buone maniere, curandosi solo di non annegare (e, dove possibile, di emergere un centimetro in più degli altri) nel mare di merda in cui si nuota quotidianamente in questa terra.
Essere mafiosi significa “eh, ma che ti aspetti? sei in Sicilia”, come se l’arretratezza fosse una questione geologica.

Io da 4 anni ho finalmente capito davvero la frase di Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato: ” E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo. Ma non perché ci fa paura, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace. Noi siamo la mafia.”

Ma non mi voglio rassegnare. Non mi rassegno perché da qualche mese ho incontrato persone nate e cresciute qui, che però le cose le vogliono cambiare veramente. Persone che non si vendono. Persone che si mettono in prima linea in una terra dove mettersi in prima linea significa, come minimo, rendersi la vita difficile.
Ogni tanto qualcuno mi chiede come sia vivere in Sicilia.
Oggi posso rispondere che sarebbe terribile, se non fosse il posto dove la rivoluzione può finalmente iniziare.
#vinciamonoi

 

Tamara Carone cittadina bagherese a Cinque Stelle

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